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‎Alberto Brozzi‎ a Sei di Orvieto se…

ORVIETO – FRANCESCO MOCHI
SAN FILIPPO


“La statua del San Filippo, che venne ordinata Francesco Mochi con una decisione presa dai Soprastanti dell’Opera del Duomo di Orvieto il 19 maggio 1609, rientrava nell’ambito delle grandioso progetto, suggerito da Ippolito Scalza fin dal 1563 1565, che prevedeva una serie di dodici apostoli da collocarsi lungo la navata centrale, addossati ai pilastri in modo simile a quanto sarà fatto nel Duomo di Siena da Giuseppe Mazzuoli. L’11 settembre gli incaricati dell’Opera del Duomo, lo Scalza ed il Nebbia , potevano vedere già ultimato il modello del San Filippo in casa del Mochi ad Orvieto. Nel giugno precedente si era provveduto a trasportare, alla casa dello scultore, il blocco di marmo, dai locali sotto il Duomo, a tutt’oggi chiamati “locale marmista”, dove si erano probabilmente accolti i marmi provenienti dalle cave di Carrara.

Il San Filippo fu eseguito in breve tempo, cioè in un anno e mezzo, e nel novembre 1610 veniva collocato all’interno della cattedrale “in loco suo, cioè con tutta probabilità a ridosso della quarta ultima colonna, dove compare nell’immagine fotografica riportata nel volume di Luigi Fumi ( 1891), e dove restò finché, come gli altri apostoli, non fu rimosso e portato nel museo dell’opera del Duomo. Il saldo finale non fu altrettanto sollecito perché, per il mancato accordo sul prezzo, che per gli Orvietani non doveva superare i 600 scudi, cioè quanto aveva ricevuto Giambologna per l’apostolo Matteo, si giunse a una causa presso il tribunale della Sacra Rota a Roma. Alla causa fanno riferimento vari documenti dell’archivio dell’Opera del Duomo di Orvieto: il Mochi aveva eletto suo procuratore Paolo Sanquirico, allievo del Mariani, e la Fabbrica Giovanni Andrea Castellani, e poi Francesco Egano. Tra i periti furono Ippolito Scalza, Pasquale Pasqualino, anche egli allievo di Camillo Mariani, e Pompeo Ferrucci (Bertolotti,1884). L’accordo, raggiunto nel 1614,quando lo scultore si trovava a Piacenza, fissava un saldi di 650 scudi.

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I biografi ufficiali del Mochi, il Passeri e il Pascoli non fanno cenno del San Filippo, e restano una voce isolata le lodi dell’autore della “Descrizione della magnifica facciata ecc” (1773), e l’apprezzamento del Della Valle 1791. Entrambi gli scrittori rilevano la potenza espressiva e la perfezione tecnica raggiunta dal moto nel apostolo, che viene definito opera di grande forza e lavoro, e studio, che non manca di espressione e di artificio. Le vesti che avvolgono l’imponente figura del San Filippo, alto quasi 3 m, e ne sottolineano lo slancio verticale per le pieghe ascendenti, si discostano dai ritmici ondeggiamenti con cui sono delineati i panneggi in epoca manierista: esse sono solcate da falde profonde e si offrono alla luce con un intenso con risultato pittorico. Questa luminosità nuova, evidente rispetto alla schiera dei Santi degli artisti precedenti, è una caratteristica comune ad altre opere del Mochi, come il “San Matteo e l’Angelo” della cappella Pallina e la Vergine Annunziata di Orvieto. Mentre lo stile si discosta dalle opere del Giambologna, a questo artista riconducono invece l’indagine psicologica del personaggio, e l’imponenza aggressiva della figura che ricorda il “San Luca” di Orsanmichele. Il “San Filippo” è animato da un rigore interno che l’ha fatto accostare dal De Rinaldis ( 1948) ai Santi modellati dal Mariani per San Bernardo alle Terme. Il Martinelli (1951) propende per una derivazione Fiorentina, mentre la Borea (1966) pone l’accento sulla intensità psicologica dell’Apostolo che ha un immediato riflesso nell’azione.
FRANCESCO MOCHI 1580-1564
– Le opere del Mochi –
MADDALENA DE LVCA SAVELLI
ed.: Cento Di 1980