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Sbandieratori e Musici Dei Quartieri Di Orvieto

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Quartiere olmo. Il caposaldo urbano, anche per la sua visibilità dall’esterno, è la chiesa di S. Giovenale. Premesso che la data tradizionale del 1004 non può riferirsi alla chiesa attuale, ma ad un rimaneggiamento di una precedente di età carolingia, la cui esistenza è dimostrata dai numerosi pezzi di spoglio reimpiegati nella chiesa romanica attuale, possiamo affermare che questa risale ai primissimi anni del XII secolo. La prima fase costruttiva dell’edificio va individuata nel corpo delle navate fino ai grandi arconi ogivali, che furono introdotti successivamente: originariamente le arcate tra navata principale e laterali erano cinque, in quanto nei pilastri che sostengono gli arconi ogivali è inglobata, ben visibile, la quarta colonna del primo impianto; e probabilmente una semicolonna, come in facciata, sorgeva a ridosso della parete di fondo, inquadrando un’abside circolare.

Anche all’esterno questa prima fase è ben riconoscibile in quanto il motivo delle arcatelle lombarde che accompagna tutta la gronda del corpo della navata principale, e che risvolta anche sulla facciata, si interrompe in corrispondenza del successivo ampliamento. Fondamentale l’uso di pilastri in muratura in luogo delle colonne in quanto suggeriscono una totale omogeneità dell’intera scatola muraria, dando l’immagine di un continuum, per cui la chiesa diventa un vano avvolgente e massiccio, scandito dal ritmo possente dei pilastri. Interessante l’integrazione fra l’arcata ed il capitello, di tipo a cubo sgusciato, con la completa eliminazione dell’abaco: il che conferisce continuità alle membrature ed alleggerisce le massicce colonne con l’invenzione di una nuova forma.

La successiva fase storica consiste nell’aggiunta di un corpo addossato a quello del periodo precedente, abolendo la primitiva parete di fondo con l’abside semicircolare: fase che presenta sulla navata centrale una volta a botte acuta, semibotti sulle laterali e due arconi a sesto acuto gettati verso la nuova parete di fondo, in modo da formare una sorta di finto transetto. Il modello della volta a botte centrale contraffortata dalle mezze botti laterali deve essere ricondotto ad esempi francesi, specie provenzali, quali le chiese delle abbazie cistercensi di Le Thoronet, Silvacane, Sénanque e Léoncel.


Dalla porta Maggiore, il percorso fuori dalla città che si dirige a Nord ci conduce prima di tutto a Bardano. Colle naturalmente fortificato, in quanto attorno alla sommità vi sono piccoli dirupi che assicurano una buona difesa circolare, per la sua tangenza alla via Teutonica fu scelto dai Templari per la sede della loro Precettoria, una delle più importanti d’Italia: era un insediamento militare ed insieme ospedaliero (nel senso di ricovero), il cui obbiettivo principale era la protezione dei pellegrini. Al di fuori della sommità del colle, segnaliamo la Torre della Fame, un fortilizio templare a controllo della strada secondaria che metteva in collegamento la Teutonica con la Francigena passando per Viceno (oggi nel comune di Castel Viscardo), Benano, Citerno, Torre Alfina e Acquapendente; e la chiesa di S. Maria del Piano o S. Marco che sorge sul tracciato della Teutonica in corrispondenza del ponte sul torrente Romealla. Questa chiesa, da datarsi alla metà del XII secolo, è a navata unica rettangolare con cripta sotto al presbiterio, ed è simile a molte chiese templari francesi a nave unica. Sul colle, oltre al palazzo principale, di grande interesse è la templare chiesa ottagonale di S. Maria Grazie, con torre in facciata, inferiormente quadrata e ottagonale nella cella, e profonda abside circolare. Oggetto di rifacimenti che tuttavia non ne hanno modificato la tipologia, e ricoperta da strati recenti di intonaco, è chiaramente una cappella ad similitudinem s. Jerosolimitane ecclesiae, cioè del Santo Sepolcro, e si collega al pattern ottagonale delle chiese di pellegrinaggio. La cappella dei Templari di Laon in Francia è il riferimento più diretto alla chiesa di Bardano, sia per l’impianto ottagono, sia per l’inserimento in facciata della torre. Non si può quindi sottovalutare l’eccezionale importanza della chiesa di Bardano che, sicuramente costruita dai templari, si rifà ad un modello francese nel solco di una vera e propria architettura europea.
Seguendo il nostro percorso, che come abbiamo visto era una infrastruttura sotto il controllo dei Templari, troviamo Benano. Il toponimo è conosciuto anche nella forma medievale Venano, la cui etimologia richiama la vena, ossia la sorgente. Nel Catasto duecentesco è citato come castrum Benani nel Piviere di S. Donato, ed è ipotizzabile una sua formazione già in periodo romano come castrum stabile sul tracciato della Traiana, in una zona militarmente strategica ma anche per la manutenzione continua di cui aveva sicuramente bisogno il percorso, qui caratterizzato da notevoli pendenze e terreni franosi. L’aspetto attuale è ancora quello di borgo fortificato, con mura esterne e porta di ingresso, e con tessuto edilizio molto compatto; fu ampliato dopo il 1313, avendovi proprietà sia i Monaldeschi che i Filippeschi; passato ai Vitelleschi, venne successivamente ceduto all’Opera del Duomo di Orvieto. Il sito è ricordato per la cosiddetta Pace di Benano del 1390, fra i rappresentanti della fazione dei Muffati e quella dei Malcorini, rispettivamente, che determinò una tregue nelle lunghe lotte interne al Comune di Orvieto. La chiesa di S. Pietro, situata all’interno del centro abitato, è originaria del XVI secolo, e fu riedificata nel XVII.


Un secondo itinerario, che si diparte dal precedente a Sferracavallo, oltre il ponte sul Fosso la Nona (detto ponte di Felicetto) conduce a Rocca Ripesena, una sorta di Orvieto in miniatura, con la differenza che l’abitato si è sviluppato alla base della piccola rupe, e non sulla sua sommità. Il castello di Rocca Ripesena è ricordato nel catasto del 1292 come castrum all’interno del piviere di San Donato; il centro si organizza longitudinalmente, su due strade parallele molto lunghe, fino a raggiungere un poggio dove, dalla parrocchiale progettata da Carlo Zampi (nipote di Paolo il restauratore del Duomo nel 1890), si gode un panorama su Orvieto di particolare intensità anche emotiva. Dalle documentate soste del papa Adriano IV e dell’imperatore Arrigo VII si deduce che l’itinerario che, per Benano e Torre Alfina, recava alla Francigena ad Acquapendente, era ben conosciuto nel medioevo. Ed ancora di più se si considera la presenza del cosiddetto Palazzone (il Palazzo sotto Rocca di Ripeseno), un edificio la cui forma ricorda quella dei palazzi pubblici medievali, come quello del Popolo a Orvieto: ma la sua funzione era un’altra. Infatti, fu fatto costruire attorno al 1299 dal Cardinale Teodorico di Ranieri, a cui si attribuisce anche l’edificazione del palazzo antistante la chiesa di S. Cristina a Bolsena, con una tipologia essenzialmente residenziale. Dalla sua ubicazione di relativo isolamento nel contado in prossimità di Orvieto, si può pensare che l’edificio possa essere stato costruito come hospitalis, nel senso di ostello per prelati e viandanti o stazione di posta per pellegrini diretti a Roma nel 1300 per il primo Giubileo.


Lungo le pendici settentrionali della rupe di Orvieto di particolare importanza è la Necropoli suburbana del Crocifisso del Tufo. Qui sono stati individuati e scavati, già a partire dal secolo scorso, numerosi edifici funerari pertinenti alla necropoli caratterizzata da un impianto urbanistico estremamente regolare. sono monumenti costruiti con conci in tufo posti in opera a secco, che racchiudono una o due camere funerarie con banchine di deposizione e copertura a falsa volta realizzata in conci progressivamente aggettanti. L’aspetto esterno del singolo monumento è caratterizzato da copertura piatta