Una delle pagine più belle scritte sull’Umbria. L’autore è Dino Buzzati, indimenticato maestro di giornalismo, straordinario titolista, drammaturgo e pittore, scomparso nel 1972. L’articolo, “Fuga a perdifiato da Roma all’Adriatico”, fu pubblicato dal Corriere della Sera e vergato all’impronta la sera del 28 maggio 1949, al termine di una tappa del 32° Giro d’Italia che lo scrittore allora seguiva come inviato speciale del quotidiano milanese.

“Amaro attraversare a perdifiato il cuore dell’Italia da Roma a Pesaro e non potersi fermare. È questa l’Italia più Italia, dove centomila ricordi di cose grandi ritornano anche a chi ha fatto solo le elementari.

Ma pure chi non è stato mai a scuola e non porta in sé nulla di quanto avvenne nei secoli, anche all’analfabeta, parla questa terra straordinariamente umana. E a meno di non essere bruti, si vorrebbe sostare, distendersi per lo meno all’ombra di un albero e alla musica degli uccelletti, rimirare le felici nuvole naviganti sopra i castelli dalle tragiche occhiaie aperte al volo delle rondini.

Nulla al mondo è più antitetico alla velocità che questo paesaggio solenne il cui ritmo di respirazione si misura a secoli. Neppure oggi avevano fretta queste città e paesi, così antichi da sembrare conglomerati al paesaggio al pari di una foresta o di una rupe.
Si accorse la variopinta muta dei routiers di attraversare una delle terre più belle che esistano al mondo? Se intorno ci fossero stati i sobborghi fuligginosi d’un bacino industriale, sarebbe stato lo stesso?

Certo era un delitto, in un certo senso, utilizzare posti così incantevoli per una faticaccia così bestiale. Inconsapevoli i fuggiaschi, senza guardarsi intorno, ma solo guatando ai secchi d’acqua che i filantropi preparavano dinanzi a casa per rinfrescarli un poco, divoravano lo spazio.

Noi dall’auto vedemmo qualche cosa, rotte e precipitose immagini di quest’Italia essenziale e plastica, l’Italia, vogliamo dire, dei ruderi colmi di storia, l’Italia delle querce e dei cipressi, delle immense ville sedute sui declivi come imperatrici stanche. L’Italia dei muri gibbosi carichi di stemmi, delle autocorriere sdrucite che tutte sbilenche si precipitano vorticosamente giù per le valli, l’Italia delle chiese antichissime, dei minuscoli caselli ferroviari, delle giovani donne incinte, degli scalpellini lavoranti al sole di mezzogiorno sul bordo della via, delle Madonne incastonate negli angoli delle strade col lumino sempre acceso, l’Italia dei pagliai e dei buoi patriarcali con le lunghe corna, dei giovani barbuti fraticelli che passano in bicicletta, delle rupi eccessivamente pittoresche per essere credute solo prodotto di natura, dei ponti millenari capaci ancora di portare sulla schiena i “carnera” con rimorchio, l’Italia delle osterie e delle fisarmoniche, dei grandiosi palazzi nobiliari trasformati in fienili e stalle, dei monti mansueti con i cipressi fin sulla cima. Noi ne vedemmo qualche pezzetto quasi di frodo…”.
Dino Buzzati
Web: www.dinobuzzati.it è il sito ufficiale dedicato a Dino Buzzati da sua moglie Almerina Antoniazzi, con la vita, le opere, le immagini e un dizionario personale del grande giornalista e scrittore autore de “Il deserto dei Tartari”. I libri sono pubblicati dalla casa editrice Mondadori.

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