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Celebrata ogni anno il cinquantesimo giorno dopo Pasqua (Pentecoste) in memoria della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la Vergine raccolti in preghiera nel Cenacolo, la Palombella è una festa che ha radici storiche profonde ad Orvieto. Già nella seconda metà del XIV sec. (1387) e nei primi anni del XV sec. se ne trovano testimonianze nei documenti dell’Archivio dell’Opera del Duomo, come l’annotazione della spesa pro una colomba (1404) e la registrazione di un’uscita di “13 soldi e sei denari per l’acquisto di una colomba bianca per fare la rappresentazione dello Spirito Santo e di rose e fiori per il giorno della Pentecoste” (1447).
Anticamente questa solennità era celebrata con una sacra rappresentazione in versi; dopo il volo della colomba all’interno della cattedrale, era inscenato il momento successivo la discesa dello Spirito.
L’attuale cerimonia è legata alla nobildonna Giovanna Monaldeschi della Cervara che la istituì nel 1524, destinandole un lascito affinchè potesse ripetersi ogni anno.
Inizialmente la celebrazione avveniva all’interno del Duomo: da un pannello raffigurante le nuvole con i volti degli angeli, dipinto da Pietro Castellucci nel 1710 ca su commissione del Camerlengo dell’Opera, scendeva la colomba diretta verso un’altra macchina, che rappresentava il Cenacolo, prima sospesa in aria tramite una corda robusta, poi fissata a quattro colonne.
Fonti ottocentesche riportano che in prossimità del tetto della cattedrale era posto “un casotto” in cui era sistemata una “roccia rotonda vuota al centro” con la colomba bianca, contornata di botti, la quale, al suono del Veni Creator Spiritus discendeva fino al Cenacolo, ornato di fiori e collocato davanti all’altare maggiore.000224-20IMG0052palombella1
Successivamente, avvertendo il pericolo dei gravi danni che il fumo degli scoppi poteva recare agli affreschi e rifacendosi ai dettami del Concilio Romano Lateranense del 1725 che aveva vietato l’uso di razzi e lo scoppio dei mortaretti nei luoghi sacri, si trasferì la cerimonia all’esterno del Duomo.
Dal 1846 la piazza antistante la cattedrale fa dunque da cornice al tragitto simbolico della colomba, fatta partire prima da un “cielo” collocato sul tetto dei palazzi Saracinelli e Faina, poi, dal 1940, da un’impalcatura sovrastante la chiesa di S. Francesco.
Ancora oggi sul sagrato del Duomo è allestito il Cenacolo, grande raffinato baldacchino a quattro colonne in legno dipinto, di fattura neogotica, restaurato dopo il 1905, che riproduce il disegno del Reliquiario di San Savino, opera di alta oreficeria dei senesi Ugolino di Vieri e Viva di Lando (oggi al Museo dell’Opera)
Alle ore dodici del giorno di Pentecoste, dopo il segnale del Vescovo, una colomba bianca legata ad una raggiera, “spicca il volo” da un pannello raffigurante l’Empireo e, percorrendo Via Maitani lungo una corda metallica, raggiunge il Cenacolo, dove si accendono, tra gli scoppi, fiammelle sul capo degli Apostoli e di Maria, rinnovando ancora una volta l’inizio della missione nel mondo della Chiesa, fortificata dallo Spirito Santo.
Col tempo superstizioni e credenze popolari si sono mescolate al profondo significato religioso della festa: il percorso irregolare della colombina è stato messo in relazione con futuri eventi funesti, mentre i contadini, fino a poco tempo fa, hanno tratto buoni e cattivi auspici per l’annata agricola dall’esito della cerimonia. Nonostante la colomba resti a distanza dai mortaretti e non abbia mai riportato problemi o ferite, da molti anni viene protetta da una struttura insonorizzata, dopo alcune proteste di animalisti.
La consuetudine vuole che tuttora la colomba, simbolo di pace e fecondità, portata dopo il “rito” al Palazzo dell’Opera del Duomo, sia offerta dal Vescovo al ad una coppia di sposi orvietani unitisi in matrimonio nell’anno.palombella_sposipalombellafestadellapalombella-300x300