La libreria AlbÄ—ri nel Duomo di Orvieto
Vicario del Papa Pio III Piccolomini.
Grandi artisti passarono per Orvieto per portare la loro arte per lo sviluppo del grande cantiere della Cattedrale di Orvieto, e per una fase di rilancio nel XV ° sec….. come per esempio Gentile da Fabriano, Piermatteo d’ Amelia, Antonio da Viterbo detto il Pastura, il Pinturicchio, e sulle impalcature della Cappella Nova il Beato Angelico, e poi Luca Signorelli, ecc..ecc… É proprio nel periodo del Signorelli si avvia la realizzazione di una grande libreria detta di AlbÄ—ri, con una città che usciva con questi protagonisti da una fase di stasi sia artistica che culturale religiosa. Ed é in quel periodo del rinascimento che compare il nome di Antonio AlbÄ—ri, orvietano, canonico del Duomo Arcidiacono e consulente scientifico religioso dei temi e dipinti di quel periodo.
Accumulo per la sua libreria un consistente numero di libri, manoscritti, e con la rapida diffusione della stampa preziosi “incunaboli”.
Legato alla potente famiglia Piccolomini ed entrando nella cerchia di Papa Pio III° Piccolomini Todeschini ( 1531) Antonio AlbÄ—ri sull’ esempio del Papa stesso nel solco di una tradizione umanistica andò a incrementare sempre di più la sua collezione bibliografica nella libreria del Duomo, anche se non era sempre presente dato i suoi molteplici incarichi papali. Sporadicamente faceva ritorno nella sua città natale sia per curare i suoi rapporti con la città stessa, con i suoi familiari e anche per curare i suoi consistenti averi patrimoniali.
L’ esempio di costruire una libreria all’interno del Duomo di Orvieto occupando una parte dei Palazzi Papali confinanti con la Cattedrale, si narra, che lo prese dalla grande libreria Piccolomini del Duomo di Siena dedicata al Papa Pio II°, affrescata poi dal Pinturicchio tra il 1502 – 1507. Nel 1503 Antonio AlbÄ—ri viene nominato Vescovo e Vicario di Papa Pio III°, ma dopo due anni nel 1505 muore a Sutri dove dimorava reggendo il vescovato di quella cittadina.
Oltre a lasciare un grande patrimonio culturale con i suoi libri ecc.. ( poi disperso tra vari lasciti testamentari) lasciò anche un consistente patrimonio immobiliare che comprendeva oltre al palazzo in Corso Cavour
con targa, detto anche il ” palazzaccio”, anche un’ altro palazzo in via della ” Marcanzia” conosciuta oggi come Via Filippeschi appena scendendo a sinistra.
Un’ipotesi (che affascina) dell’arch. Alberto Satolli è quella che la persona dipinta dal Signorelli accanto a lui, nella scena dell’Anticristo, potrebbe ragionevolmente essere identificata con Mons. Albèri Antonio e che fin’ora – a detta della stragrande maggioranza dei critici – è invece identificata con il “Beato Angelico”. A giustificazione di questa ipotesi due fattori rilevanti: il primo che un pittore (artigiano/artista per soldi e per sopravvivere) non esalta figure concorrenti, bensì persone influenti che lo beneficiano o lo possono agevolare nel lavoro; il secondo che Mons. Antonio Albèri, in contemporanea all’opera del Signorelli ad Orvieto, non era l’ultimo arrivato e che con la sua dottrina e scienza sicuramente ha agevolato il Nostro con suggerimenti e notizie gradite e gratificanti per il pittore il quale non disdegna – forse per un compenso mitigato – di dedicare un po’ del suo prezioso tempo ad affrescare “con scarsità di costosi colori” la sua libreria proprio lì accanto alla Cappella Nuova.


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