Santuario Madonna del Monte: una piccola chiesa di campagna per un grande atto di fede

Osteggiata in passato anche dalla stessa Chiesa nella persona del Cardinal Barbarigo, la festa delle “Passate”, il 14 maggio, più che un atto religioso è un atto di fede e racchiude in sé l’essenza di un paese e di un territorio che ogni anno si ferma e rivolge gambe, testa e cuore verso la Chiesa della Madonna Santissima del Monte

Il santuario della Madonna del Monte in Marta (ph. F. Moretti)

di Francesco Moretti

Ogni 14 maggio, a Marta, sulle rive del Lago di Bolsena, va in scena una particolare processione dove, invece di assistere a un religioso silenzio tenuto in rispetto di un Santo o di un’icona sacra, ci si ritrova davanti ad una allegra e vitale sfilata agricola fatta di canti gioiosi e colori, in omaggio alla Madonna Santissima del Monte.

Osteggiata in passato anche dalla stessa Chiesa, la festa delle “Passate”, più che un atto religioso, è un atto di fede che racchiude in sé l’essenza di un paese formato da quattromila abitanti, che ogni anno si fermano e rivolgono gambe, testa e cuore verso quel “monte” e quella chiesa che insieme alla Torre sono il simbolo della piccola cittadina lacustre.

È proprio nel piccolo santuario situato a meno di un chilometro dal centro del paese che si assiste ad una vera e propria epifania che vede le quattro categorie (casenghi, bifolchi, villani e pescatori) rendere omaggio alla Vergine Maria portando in dono i vari prodotti della terra e del lago attraverso i cosiddetti tre giri o “Passate” da cui deriva, tra l’altro, il nome della festa.

Incerte sono le origini di questa tradizione che ufficialmente risale al 1704, ma che forse, secondo alcuni, si perde nella notte dei tempi, così come incerte sono le notizie storiche riguardo al santuario. Pare infatti che fosse esistente già prima dell’anno 1000 e che fino al XII secolo ospitò al suo interno i monaci Benedettini i quali però ad un certo punto lo abbandonarono facendolo cadere in rovina.

Gli interni della chiesa della Madonne del Monte (ph. F. Moretti)

Ricostruita nel XV secolo per volontà della famiglia Farnese, nella persona di Pietro Farnese figlio di Ranuccio, la chiesa divenne poi la sede dei Frati Minimi di San Francesco da Paola che dall’isola Martana si trasferirono al “monte”, assumendosi la cura del santuario che, nonostante le ristrettezze economiche e la presenza non continuativa dei frati stessi, viene portato a compimento e rimane, salvo qualche rimaneggiamento nella parte del convento e in qualche opera di finitura interna, pressoché inalterato fino ad oggi.

Una dignitosa semplicità, tipica degli edifici di culto rurali, caratterizza l’impianto architettonico del complesso che si dota di una chiesa a pianta rettangolare coperta con un tetto a doppia falda inclinata sorretto da una serie di capriate lignee. Una navata laterale, posizionata sulla destra rispetto a chi entra, conduce nel chiostro del convento che nelle calde serate d’estate profuma di gelsomino e garantisce a chi vi entra una insolita frescura.

All’interno, posizionato sopra l’altare, vi è il preziosissimo affresco raffigurante la Vergine con il Bambino benedicente tra i santi Giovanni Battista e Pietro.

L’affresco raffigurante la Vergine con il Bambino benedicente tra i santi Giovanni Battista e Pietro (ph: F. Moretti)

Ricco di richiami alla pittura trecentesca della scuola umbro-senese, l’affresco è databile intorno ai primi anni del ‘400. Da un punto di vista storico è molto interessante la facciata della chiesa con la sua forma quadrata di color ferrigno che, richiamando la tipologia delle chiese presenti nelle campagne abruzzesi, presenta al centro un delizioso portale di epoca rinascimentale realizzato in pietra locale.

Il particolare del portale di ingresso (ph. F. Moretti)

Gli stipiti di questo portale sono arricchiti da decorazioni rappresentanti tralci di vite, uccelli e pesci, mentre l’architrave, attraverso delle iscrizioni, ci dà suggestive informazioni riguardo alla committenza e all’anno di ricostruzione della chiesa.

Visibile a occhio nudo sono infatti l’emblema di San Bernardino da Siena e la scritta latina “MCCCCLXXXV” (1485) seguita dall’iscrizione AVE.M.PE.F.H.O. (acronimo di AVE MARIA PETRUS FECIT HOC OPUS, ovvero tradotto: Ave Maria. Pietro (Farnese ndr.) fece questa opera). Testimonianze importanti che dimostrano quanto la famiglia Farnese, una delle più potenti dell’epoca, fosse legata al territorio e alla valorizzazione dello stesso attraverso opere di mecenatismo sia di grande che piccola scala.

Un legame che oggi è invece testimoniato dalla passione e dalla devozione del popolo Martano per la Madonna del Monte e per la festa in suo onore che ogni anno fa riscoprire tradizioni, sapori, odori, suoni e colori dietro ai quali è nascosto vivo e vitale quel magnifico paesaggio di sensazioni ed epifanie che è la Tuscia.

 

 


Tratto dalla rubrica “Lo spazio del nostro territorio” by RG