Lo Statuto del Castello di Fabro

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Comune di Fabro

Nell’Archivio Storico Comunale di Fabro è conservata una copia presumibilmente sette-ottocentesca dell’antico Statuto Comunale del Castello di Fabro, redatto tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI secolo. Questo è un documento  fondamentale per  ricostruire la vita degli uomini e delle donne fabresi di quei tempi, che meriterebbe di essere studiato a fondo e pubblicato.

Questo è il primo di una serie di articoli riguardanti il prezioso documento. Lo Statuto, infatti è una fonte di primaria importanza per lo studio del diritto, delle istituzioni e dell’economia, della società, della cultura e perfino della lingua fabrese.

Gli Statuti Comunali fioriscono in età Comunale, tra il XI e il XIII secolo, quando i poteri locali iniziarono ad acquisire il dominio sul territorio circostante e a sentire la necessità di autodeterminarsi.  Alla base di questi erano leggi tratte dal diritto romano, rielaborate nelle epoche successive alla caduta dell’Impero, e concepite per specifiche necessità o consuetudini al fine di regolamentare il vivere comune.

Questi erano un insieme di leggi che rispecchiavano l’immagine, le caratteristiche e i bisogni della comunità che essi regolavano, descrivendola indirettamente. Gli Statuti riguardavano la singola città/borgo con il suo contado, ossia un’area limitata, e tutte le sue peculiarità che grazie ad essi venivano focalizzate, valorizzate e difese. Ogni Statuto, quindi, era unico poichè emanazione di ogni singola realtà comunale.

Coloro che si dedicarono alla stesura di questi statuti erano mossi dall’ossessione di prevedere e regolamentare tutto o quasi. Questo comportò la scrittura di Statuti in più volumi di norme dettagliate che riguardavano ogni aspetto della vita pubblica e privata, dalle cariche pubbliche ai giorni del mercato, fino talvolta alle regole sull’abbigliamento dei cittadini e delle cittadine.  Vi erano norme contro i bestemmiatori, il gioco o la prostituzione, norme igieniche, relative ai tempi e ai modi della pulizia di strade e piazze ecc.

I cambiamenti istituzionali corrispondevano a ritocchi statutari o a vere e proprie modifiche che descrivevano una diversa linea politica. Leggendo in ordine cronologico alcuni Statuti conservati fino ai giorni nostri, si può cogliere l’evoluzione politica e sociale di una città o borgo, come il caso dello Statuto di Fabro che abbraccia un arco temporale di tre secoli.

Lo Statuto di Fabro: la copia sette-ottocentesca

Lo Statuto di Fabro, presente oggi in Comune, non è l’originale ma una copia molto probabilmente sette-ottocentesca. Il documento, infatti, è scritto a mano in inchiostro nero su fogli di carta gialla a righe, rilegati con un filo e senza copertina. Di norma, i libri del XV-XVI secolo erano rilegati in volumi di aspetto importante, con costolature e copertine rigide in pelle. Nell’Archivio Storico, infatti, sono presenti i volumi dei consigli comunali dello stesso periodo rilegati come detto, e lo Statuto originale non doveva essere da meno.

Che fine abbia fatto l’originale non si sa! Considerato il pessimo stato in cui oggi versano molti degli antichi volumi, considerata la protesta  del Regio Delegato M. V. Buzzi che nel 1880 definì l’archivio comunale in uno stato babelico [1], e una delibera dello stesso anno per la sistemazione dell’archivio al signor Ulisse Canini [2] su consiglio del Buzzi, lascia ipotizzare un danneggiamento irreversibile dello Statuto e di altri testi. Qualcuno, forse lo stesso Canini, potrebbe averlo copiato salvando in questo modo almeno il contenuto. Sempre dalle delibere [3] si sa che dopo il riordino fu redatto un inventario e una guida, di cui però oggi non vi è traccia, perchè si decise che il Canini non fosse pagato per il lavoro svolto in quanto non aveva soddisfatto le richieste, quindi lui non lo consegnò mai.

Datazione e attribuzione

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Famiglia Bandini di Castel della Pieve

Lo Statuto del Castello di Fabro è databile tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo e non è del 1549, come si è sempre ritenuto in base alla prima data leggibile in cifre, ed è opera della famiglia Bandini di Castel della Pieve.

A partire dalla fine del ‘400 fino alla seconda metà del ‘500, infatti, il Castello passò alla Signoria dei Bandini, Signori di Castel della Pieve, che ne ottennero il dominio dopo una lunga guerra [5] con Orvieto. Proprio negli anni successivi a questa guerra si colloca la redazione dello Statuto del Castello.

Bandino II, figlio di Cesario, prese il comando in seguito alla morte del padre e affidò con ogni probabilità al figlio Nicola la gestione dei nuovi possedimenti, tra i quali era anche Fabro. Non sappiamo se per una diretta richiesta del popolo fabrese, ormai finalmente libero dal dominio di Orvieto, oppure per un atto di liberalità, Nicola fu il fautore della compilazione del primo Statuto moderno del Castello di Fabro.

Il nome di Nicola, definito magnifico, si legge, infatti, nella prima pagina del documento, sebbene molto consumata per la mancanza di una copertina protettiva, e torna numerose volte nel testo.

“Ad honore, et reverentia dello Omnipotente Dio, et della Gloriosissima Sua Madre Maria, et delli Beati Apostoli Sancto Pietro e Sancto Paolo et del glorioso Sancto Martino protectore, et advocato del Castello de Fabro, et de tucti Sancti, et Sancte della Celeste Corte, et della Sancta Romana Chiesa, et ad honore pacifico et felice Stato del Magnifico Signor Nicola, del Magnifico Signor Vandino di Castello della Pieve del Sacro Palazo Apostolico di su Vicario Cavaliere, et <…> , et delli soi Magnifici descendenti, et successori, ac etiam delli homini, et persone dil predicto Castello de Fabro.”

ASCF, Statuto del Castello di Fabro, archivio non inventariato

Questa notazione permette di datare con precisione la prima stesura del documento. Stando alla frase sopracitata, Nicola risulta essere figlio di Bandino II (Vandino) Bandini che all’epoca doveva essere ancora vivo, in quanto non definito quondam, cioè morto nella locuzione normalmente usata per definire i defunti. Questa constatazione, quindi, permette di datare lo Statuto prima del 1511, data della morte del padre.

Lo statuto, non essendo mai stato letto e studiato in modo scientifico, è sempre stato datato erroneamente, come si diceva poco sopra, al 1549 e attribuito al Conte Pepoli. La citazione di Nicola e di Bandino, invece, garantisce la reale paternità dello Statuto e una datazione di più di 30 anni anteriore. Il Pepoli, infatti, fu il secondo marito di Giulia Cesarini, vedova di Bandino III, figlio di Nicola, morto nel 1531. Possiamo, quindi, ipotizza che lo Statuto sia stato redatto tra il 1497, quando Fabro entrò tra i possedimenti Bandini, e il 1511, anno della morte di Bandino Bandini.

Di Nicola Bandini, però, non esistono molte informazioni, contrariamente ai suoi eroici predecessori, quindi non è molto chiara la sua figura storica.

Nella lettura dello Statuto emergono altri nomi appartenuti ai feudatari del castello che si sono susseguiti nel corso del tempo fino al 1700. Ogni proprietario ha lasciato aggiunte in base alle esigenze del tempo con forme e modalità linguistiche diverse. I nomi che compaiono sono: il Conte Pepoli del 1549, l’Illustrissima Signora Livia Capranica il 3 maggio 1610, Francesco Antonio Lanci Marchese di Fabbro il 24 giugno 1682, Illustrissima Signora Marchesa Girolama Chigi Lanzi Padrona del Castello di Fabbro e della tenuta di Salce il 22 ottobre 1662. L’ultima data è del 1704 e fu fatta ad opera del Marchese Francesco Antonio Lanci, figlio di Girolama Chigi.

La struttura

Lo Statuto è  costituito di 75 pagine scritte fronte-retro ed era composto di 5 libri distinti, che nella copia furono trascritti tutti in un unico volumetto. Ogni libro è suddiviso in regole, ciascuna con un titolo preciso che descrive l’argomento trattato.

La trascrizione non ha mantenuto l’antica impaginazione, pertanto nella prima pagina l’invocazione tradizionale a Dio, alla Madonna e ai Santi e ai Signori Nicola e Bandino è inserita all’interno della prima regola, quando di solito è collocata al di fuori come introduzione.

Libro primo: senza titolo – Argomento: cariche pubbliche per l’amministrazione del Castello.

    • Gli amministratori del Castello vengono elencati ciascuno in uno specifico capitolo, in cui sono espresse le modalità di elezione delle cariche, la durata, cosa possono fare, cosa non devono fare e le punizioni in caso di loro mancanze.
  1. Libro secondo: titolo in copia Incomenza el secondo libro dell’ordine de iuditii, et delle cause civile
    • Elencate in singole regole, sono normate le cause civili, le vendite e i lasciti testamentari
  2. Libro terzo: titolo in copia Incomenza el terzo libro delli malefitii
    • Si può definire un libro delle cause penali, in cui vengono normati tutti gli atti contro le persone, le bestie, i santi ecc
  3. Libro quarto e quinto: Delle gabelle – Danni Dati
    • Elenco delle tasse presenti nel castello e i danni dati. Questi ultimi sono i danni che vengono portati alla proprietà privata, diritto sacrosanto di ogni proprietario.

Leggendo questo testo, come si diceva nella parte introduttiva, è possibile conoscere molte informazioni riguardanti l’approccio del paese nei confronti del territorio che lo circondava, dei forestieri e dei rapporti tra abitanti. Lo Statuto del Castello si può considerare lo come una fotografia di un mondo ormai perduto.

Autore: F.B.

NOTE:
[1] Biblioteca Comunale di Terni: Maurizio Vitale Buzzi, “Relazione al consiglio Comunale di Fabro / del regio delegato straordinario Maurizio Vitale Buzzi e susseguente deliberazione del consiglio stesso”, Roma (1880), pag. 7
[2] ASCF, Registro delle Deliberazioni della Giunta Municipale dal dì 26 ottobre 1880 al 5 novembre 1889, atto 4 del 7 novembre 1880 (archivio non inventariato)
[3] ASCF, Registro-Protocollo delle Deliberazioni del Consiglio Comunale dall’ottobre 1880 al dì 16 Aprile 1887, atto 45 del 1881 (archivio non inventariato)
[4] L. Fumi, Codice diplomatico della Città di Orvieto, 1884, pag. 12, XVI
[5] Rerum Italicarum scriptores, Diario di Ser Tommaso di Silvestro, p. vol XV, tomo V, vol II, pag. 28.